Tutto quello che c’è da sapere sui P.I.R. (Piani Individuali di Risparmio)

di | Febbraio 28, 2020

L’acronimo PIR, sta per Piani Individuali di Risparmio e indica una forma d’investimento che, a partire dal gennaio 2016, è stata introdotta in Italia per aumentare gli investimenti nelle aziende italiane con l’obiettivo di indirizzare il risparmio verso le piccole e medie imprese con il risultato di stimolare l’economia nazionale.

Il sistema dei P.I.R. era stato già collaudato e provato in altri Paesi europei, come Francia e Regno Unito.

In pratica, i P.I.R. sono contenitori giuridici che appaiono sotto diverse conformazioni come ad esempio fondi, conti titoli, gestioni patrimoniali e contengono diversi prodotti finanziari come azioni, obbligazioni, Etf, depositi e conti correnti ma devono sottostare nella composizione dei portafogli, a diverse limitazioni imposte dalla legge.

I P.I.R. sono un fenomeno commercialmente molto rilevante destinato alle sole persone fisiche per gli investimenti effettuati fuori dall’esercizio di impresa pertanto è impossibile stipulare P.I.R. aziendali.

In momenti di stress finanziario del mercato è fondamentale assicurare una certa diversificazione geografica al proprio portafoglio d’investimento tuttavia i Piani Individuali di Risparmio presentano elevati costi di gestione, anomali rispetto ai fondi tradizionali e tali da assorbire con certezza parte del (potenziale) guadagno legato all’esenzione fiscale, che costituisce innegabilmente il principale beneficio dei P.I.R.

Le regole di investimento sui PIR

Come detto, uno dei maggiori benefit dei P.I.R è l’accesso ad importanti esenzioni fiscali. Innanzitutto non si paga il 26% di imposta sul capital gain (l’aumento del valore di un’attività patrimoniale) inoltre, i redditi da capitale e i rendimenti vengono esentati da imposte nel caso in cui l’investimento viene mantenuto per più di 5 anni.

I Pir sono inoltre esenti dall’imposta di successione, agevolazione rivolta esclusivamente ai titoli di debito pubblico e alle polizze vita.

Tutta l’Europa mette a disposizione, come dicevamo, strumenti simili ai P.I.R ma solo in Italia lo sconto fiscale si applica a condizione che i risparmi vengano investiti con tali margini ristretti.

Elenchiamo alcune delle caratteristiche dei P.I.R che è necessario conoscere per approcciare a questo tipo di investimento:

  • La soglia minima di investimento è di 500 euro mentre quella massima è di 30.000 euro annui.
  • Sono rivolti esclusivamente alle persone fisiche residenti in Italia e sono individuali e non ripetibili.
  • È obbligatorio investire almeno il 70% del capitale in aziende con sede in Italia o in imprese domiciliate all’interno dello spazio economico europeo (SEE).
  • Almeno il 30% di questa quota (il 21% del totale) deve essere investita in strumenti emessi da aziende che non sono quotate nell’indice Ftse Mib di Borsa Italiana.
  • La quota investita su un singolo emittente non deve superare il 10% del totale.

PIR: novità per il 2020

Già dal 2019 erano state introdotte importanti novità sui P.I.R: a differenza di quelli vecchi i nuovi prodotti dovevano obbligatoriamente investire il 3,5% del 21% extra FTSE Mib in strumenti finanziari di piccole e medie imprese mentre un altro 3,5% doveva essere destinato a quote o azioni di fondi di venture capital investiti in aziende che rispondono ai criteri di cui sopra.

Eppure il mese di maggio 2019 ha visto i principali Piani Individuali di Risparmio azionari italiani registrare un calo da inizio anno del -10,6% e un rendimento medio rispetto al giorno precedente di circa -2,61%.

Perciò a partire da gennaio 2020 sono stati introdotti nuovi vincoli mentre alcuni di quelli introdotti l’anno precedente sono stati modificati.

Nel 2020 ci sarà l’obbligo di investire il 5% del 70% del valore complessivo in strumenti finanziari di imprese diverse da quelle inserite nei panieri FTSEMib annullando così l’imposizione di investire un 3,5% del patrimonio anche in quote o azioni di fondi di venture capital.

Infine sempre nel 2020 verrà concesso alle Casse Previdenziali e ai fondi di investimento di detenere più di un PIR, pur rimanendo all’interno del 10% del patrimonio.

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