Come hanno dimostrato gli ultimi due giorni, le borse europee fanno meglio di Wall Street in termini di capacità di battere i record pre-virus, correndo verso l’alto e riscrivendo nuovi massimi. L’indice composito Euro Stoxx 50 ha appena raggiunto il suo massimo da gennaio 2020 vicino al punto di riferimento di 3875 nella giornata di giovedì, crescendo di più del 6,5% dall’inizio di marzo. Venerdì ha iniziato la sessione al ribasso ma solo lo 0,8% in meno rispetto ai massimi di giovedì, nonostante il calo dell’1,9% dell’indice di mercato S&P500 e quello del Nasdaq 100 e del settore high tech statunitense del 2,95%. L’indice italiano FTSE Mib ha perso anche meno dell’S & P500 al momento dall’apertura e poi ha recuperato prima di mezzogiorno.
Una tendenza simile si è vista all’inizio di quest’anno, nel contesto delle azioni flashmob indotte da Reddit, che hanno portato la comunità degli investitori globali a un calo temporaneo nell’ultima decade di gennaio. Anche i duri lockdown nel Vecchio Continente non hanno fatto sprofondare i titoli. Possiamo dire che i mercati dei maggiori paesi europei siano ancora sottovalutati rispetto a Wall Street, dove il corrispondente record pre-virus per l’S & P500 è stato battuto nell’agosto 2020 e da allora è stato superato del 17,5%, cosa che non è ancora accaduta neanche lontanamente in Europa, commenta l’analista finanziario di TeleTrade Giancarlo Della Pietà.
A questo punto, potrebbe essere appropriato concludere che il rapporto tra aspettativa/rischio per l’investimento in azioni europee è ancora migliore rispetto alla maggior parte dei titoli growth negli Stati Uniti. E in ogni caso, questo rapporto aspettativa/rischio potrebbe essere migliore che per i big tecnologici, poiché molti fondi professionali e singoli investitori sono ora un po’ delusi dal fatto che potrebbe essere necessario più tempo per generare nuovi profitti in caso di azioni con un valore troppo elevato.
I recenti cali tra i grandi del settore high-tech, tra cui Amazon e persino Apple, hanno confermato la fondatezza di questa ipotesi. Anche se l’indice Nasdaq sia nuovamente al di sopra della soglia di 12.700 punti, che è il minimo assoluto dopo l’ultima correzione al ribasso di fine gennaio, l’indice del settore high-tech Nasdaq è sceso più del Dow Jones e le sue quotazioni sono ancora del 7,5% al di sotto dei valori massimi di quest’anno, raggiunti a metà febbraio.
Uno dei motivi per avere una posizione più stabile dei mercati europei potrebbe essere un’altra impennata dei rendimenti del Tesoro USA sopra l’1,75% annuo, anche a seguito della spiegazione trasparente della Federal Reserve (Fed) secondo cui il tasso del Fed fund rimarrà estremamente basso fino alla fine del 2023 a dispetto di tutte le probabilità inflazionistiche. Le aspettative di inflazione sono sulla scia del mercato, costringendo gli investitori conservatori a chiedere un premio più elevato per l’acquisto di titoli di Stato. A sua volta, si vede che i rendimenti obbligazionari più elevati stanno aumentando la loro fetta di torta di investimento a scapito delle azioni.
In Europa, ovviamente, si sta verificando un processo simile, ma è molto meno evidente, poiché i rendimenti delle obbligazioni dei paesi più affidabili sono negativi. Pertanto, gli investitori devono ancora pagarsi un ulteriore 0,3% o più per investire i propri soldi in obbligazioni tedesche o lo 0,25% nei Paesi Bassi. I tassi hanno appena raggiunto il segno zero di recente sulle obbligazioni a 10 anni in Belgio, mentre i titoli a breve termine stanno ancora dando un risultato negativo. In Italia il rendimento dei titoli a 10 anni è positivo, ma non supera il + 0,7%, che è ancora di un punto percentuale inferiore rispetto agli Stati Uniti.
Pertanto, le obbligazioni pubbliche molto probabilmente non concorreranno seriamente con le azioni nel prossimo futuro in Europa, il che difficilmente porterà all’espansione della parte conservatrice della maggior parte dei portafogli. Allo stesso tempo, la minaccia di inflazione nell’Unione europea finora non sembra così grave, dal momento che la Banca centrale europea ha stampato meno moneta durante la pandemia. La disciplina finanziaria in Europa è meglio seguita e le autorità qui non accettano in modo superficiale un altro programma di salvataggio da 2 trilioni di dollari solo sei mesi dopo la conclusione del precedente programma, come negli Stati Uniti.
Allo stesso tempo, la Banca Centrale Europea spinge sul programma di emergenza di acquisto di obbligazioni, che abbassa la temperatura dei rendimenti obbligazionari europei mantenendo i rendimenti sul lato negativo per un tempo più lungo. Tali decisioni sono state annunciate alla recente riunione della Banca centrale europea a marzo. La politica delle autorità finanziarie europee sembra meno complicata della semplice iniezione di denaro della Federal Reserve System che con la sua macchina da stampa di dollari continua a funzionare “da sola”, con un ritmo di 120 miliardi di dollari al mese, appena confermato lo scorso 17 marzo. A proposito, il tasso di cambio euro-dollaro praticamente non è sceso dopo la riunione della BCE, anzi è leggermente salito. In tali condizioni, l’afflusso di capitali finanziari nella regione europea potrebbe significare che parte del denaro stampato dalla Federal Reserve e dal pacchetto di salvataggio di Biden degli Stati Uniti potrebbe essere trasferito per il posizionamento di asset europei.
Moderata è stata inoltre la reazione dei mercati europei alla controversa storia del vaccino AstraZeneca, con molti interrogativi sul rapporto rischi-benefici del vaccino Covid-19. Comunque il presidente della Commissione europea Ursula von Der Leyen ha dichiarato al quotidiano spagnolo El Mundo di avere “grande fiducia che l’obiettivo di vaccinare il 70% della popolazione adulta prima della fine dell’estate sarà raggiunto”. L’unico svantaggio è che il settore bancario europeo potrebbe riprendersi più lentamente in un contesto di rendimenti bassi o negativi sulle attività a reddito fisso rispetto alle banche americane. Ma il valore delle azioni può risentirne positivamente.
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Analista di TeleTrade Giancarlo Della Pietà
Esperienza nel trading: dal 2006
