L’elusione sistematica dei giganti del web: come funziona?

di | Febbraio 8, 2023

I giganti del web riescono ad eludere la tassazione dei paesi nei quali producono i loro profitti, grazie a stati che permettono loro di pagare aliquote estremamente basse in cambio della creazione di posti di lavoro e altre agevolazioni che riescono a creare per gli stati che ospitano le loro sedi. In questo caso chi ci guadagna è l’azienda e il paradiso fiscale e chi ci perde sono gli stati nei quali sono realmente realizzate vendite e profitti. Questo non accade solamente nei paradisi fiscali veri e propri, ma anche nei paesi UE, con stati come Irlanda, Lussemburgo, Malta e Paesi Bassi che per attirare le multinazionali, hanno creato una legislazione estremamente conveniente per quest’ultime.

Cosa comporta l’elusione sistematica da parte di queste aziende

Nel 2018 l’elusione fiscale delle multinazionali che operano in Italia ha causato un mancato gettito fiscale pari a 6.5 miliardi di euro. Di questi 6.5 miliardi di euro, più dell’80% è dovuto a paradisi fiscali interni all’Unione Europea. Nello specifico, il Lussemburgo è responsabile per 2.7 miliardi di euro, l’Irlanda per 1.45 miliardi di euro e i Paesi Bassi per 0.94 miliardi di euro. In misura minore, sono responsabili anche Malta, Cipro e Belgio. Tra i paesi più colpiti, in ordine, Germania, Regno Unito, Francia, Stati Uniti e Italia.

Le multinazionali americane sono le principali responsabili dell’elusione fiscale, infatti più del 60% delle aziende responsabili proviene dagli Stati Uniti. Non solo i paradisi fiscali beneficiano di questa situazione, anche gli azionisti di queste aziende ottengono dei benefici da questa situazione.

Novità nei prossimi anni

Nonostante le continue supposizioni relative all’introduzione di una web tax, ad oggi ancora niente è stato fatto. Alcuni paesi hanno cercato di trovare delle soluzioni in autonomia, ma i risultati ottenuti sono stati scarsi o addirittura inesistenti. Nel 2021 sembrava che una soluzione fosse stata trovata, ma negli ultimi mesi la situazione si è completamente ribaltata. I maggiori paesi europei si sono impegnati a ritarare la proposta sulla digital tax e in cambio gli Stati Uniti hanno promesso di ritirare i dazi su alcuni prodotti europei.

Anche l’OCSE è sceso in campo per risolvere questa problematica, cercando una soluzione che coinvolgere i 136 paesi che ne fanno parte. La web tax sulla quale si è raggiunto un accordo dovrebbe partire dal 2023, ma è molto probabile che alla fine una soluzione non venga trovata e che tutto resti così com’è.

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