PIL

di | Settembre 29, 2019

Che cos’è il PIL ovvero il prodotto interno lordo di cui sentiamo così spesso parlare al telegiornale o nei programmi di economia?

Il prodotto interno lordo per brevità PIL è un indicatore economico ovvero uno strumento usato da economisti, banche, investitori e anche i governi per misurare l’andamento dell’economia di un paese.

Più semplicemente il PIL è un numero calcolato sommando il valore di mercato di tutti i beni e servizi prodotti da un determinato stato in un determinato periodo di tempo (il risultato è dunque espresso nella valuta del paese in questione, quindi Euro, Dollaro, ecc).

Come si calcola il PIL

Per calcolarlo vanno sommati quattro elementi principali:

  • Consumi
  • Spesa pubblica
  • Investimenti
  • Esportazioni nette

Analizzando più nel dettaglio i consumi includono beni non durevoli come il latte e le uova, beni durevoli come le automobili e servizi di privati come il barbiere o il meccanico che vengono acquistati nel periodo di tempo da tutti i cittadini.

La spesa pubblica comprende tutto il denaro che viene speso dallo stato per il perseguimento di fini pubblici. Sono molte le voci che fanno parte della spesa pubblica.

Le voci principali che ne fanno parte sono, l’istruzione, la sanità, le spese militari, il mantenimento delle infrastrutture, il costo dei dipendenti pubblici. Sono escluse dalla spesa pubblica le pensioni.

Gli investimenti invece comprendono, oltre a quelli fatti dalle imprese, le case acquistate dai cittadini e tutto quello che le fabbriche hanno prodotto in un anno ma sarà venduto in quello successivo ovvero le scorte.

Le esportazioni nette ossia la differenza tra il costo dei prodotti che esportiamo all’estero ed il costo dei prodotti che invece importiamo.

In aggiunta a questi beni e servizi, ce ne sono altri non registrati, come il lavoro nero la compravendita di beni usati le attività illegali di ogni genere e l’autoconsumo cioè prodotti o servizi che potrebbero essere anche acquistati, ma che le persone scelgono di farsi in casa.

Questi elementi non fanno parte del P.I.L. ad eccezione del lavoro nero che non è misurabile e pertanto viene calcolato come una percentuale del P.I.L. legale.

Come aumentare il P.I.L.

Una volta compreso gli elementi che compongono il PIL, è anche piuttosto semplice trovare la risposta a questa domanda.

Affinché il PIL aumenti è necessario aumentare una o più di queste quattro voci (consumi, spesa pubblica, investimenti, esportazioni nette).

L’aumento del PIL può avvenire spontaneamente “dal basso” oppure può essere guidato da specifiche politiche economiche dei governi.

Nelle società moderne è chiaro come il ruolo dei governi sia fondamentale e decisivo in tal senso. Va detto che, sebbene tutti sappiano perfettamente come aumentare il PIL, nella realtà dei fatti è molto difficile farlo perché la scelta potrebbe portare a tutta una serie di conseguenze.

Innescare un circolo virtuoso che, partendo da una qualsiasi delle quattro variabili, porti ad aumentare la ricchezza prodotta da un paese e quindi il benessere della società, è una domanda che da sempre ha messo alla prova governi ed economisti.

Una possibile soluzione potrebbe essere quella di aumentare la spesa pubblica: lo Stato acquista più beni e servizi rispetto al periodo precedente che sono volte ad aumentare il benessere generale. Questa azione comporta  maggiori ricavi per le aziende coinvolte, che quindi potrebbero destinare parte di essi a nuove assunzioni o a fare investimenti.

Inoltre, un aumento della spesa pubblica, causa di riflesso anche un aumento dei consumi, in quanto i cittadini avrebbero maggiori risparmi e quindi potrebbero destinare una parte di essi ad aumentarli.

Una seconda soluzione potrebbe essere quella di tentare di aumentare i consumi, diminuendo la pressione fiscale per i cittadini, oppure attraverso incentivi appositi. Gli incentivi alla rottamazione delle auto, alla ristrutturazione delle abitazioni ne sono un esempio.

Il problema di questa opzioni è che inevitabilmente l’aumento della spesa, o la riduzione della pressione fiscale causano inevitabilmente un aumento debito pubblico.

Il PIL reale e il PIL Nominale

Quando si parla di PIL bisogna sempre chiarire se stiamo parlando del PIL reale o del PIL nominale.

La differenza principale è che nel calcolo del PIL nominale si considera la variazione dei prezzi quindi se i prezzi salgono o scendono, si ha un impatto sulla crescita o sulla decrescita del PIL.

Viceversa nel calcolo del PIL reale non si considerano le variazioni dei prezzi

Con un paio di esempi cercheremo di spiegare meglio la differenza tra i due approcci.

Nell’esempio sottostante abbiamo analizzato due economie molto semplici composte dalla produzione di solo due beni (mele e pere) in due anni specifici 2017 e 2018.

Il prezzo medio di questi due bene varia da un anno all’altro e quindi la differenza è che nel calcolo del PIL reale viene sempre calcolato il prezzo di mele e pere nel 2017.

Nel calcolo del PIL reale tale variazione viene considerata.

Tutto ciò comporta che la variazione del PIL nel nostro è esempio è 35€ nel primo caso e 10€ nel secondo

Gli utilizzi delle due grandezze sono piuttosto vari: il PIL reale è quello di cui sentiamo discutere tutti i giorni in televisione. Quando dicono che il PIL italiano sta crescendo ci si riferisce al PIL reale, quindi non considerando i prezzi.

E’ importante ricordare che il pil nominale e utilizzato nel calcolo di due indicatori molto famosi quali deficit/pil e il debito/pil.

Critiche ed alternative al PIL

Sebbene questo indicatore sia forse che per antonomasia viene utilizzato per rappresentare il benessere di un Paese, nel corso degli anni si sono succedute numerose critiche e idee di superamento di tale indicatore.

Il punto comune di tale critiche è che il PIL è solo un dato che registra le transazioni economiche, e quindi un dato parziale. Pertanto le prestazioni che rimangono in ambito familiare o nel volontariato non vengono conteggiate.

Tra i numerosi indici di benessere o di crescita alternativi al PIL sono stati proposti: L’indicatore di Progresso Reale (GPI), che cerca di misurare l’aumento della qualità della vita; l’Indice di Sviluppo Umano (HDI) utilizzato dall’ Organizzazione delle Nazioni Unite a partire dal 1993 per valutare la qualità della vita nei paesi membri, l’Indice di Sostenibilità Economica, il  Subjective Well Being (SWB), vale a dire la percezione che gli individui hanno della propria vita e del grado di soddisfazione che provano per essa.

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