ll processo di internazionalizzazione può essere perseguito tramite strategie di esportazione, integrazione con il mercato estero e strategia globale. La prima strategia permette all’azienda di vendere all’estero la produzione, che rimane interamente all’interno del mercato nazionale ed è valida soprattutto nei settori dove l’offerta si può permettere di mantenere una struttura logistica e i conseguenti costi di trasporto grazie ai vantaggi “country specific”, cioè collegabili alla produzione nel proprio Paese di origine. L’integrazione con il mercato estero e la strategia globale riassumono diverse strategie di internazionalizzazione che possono prendere forma tramite accordi quali joint venture, franchising oppure tramite Investimenti Diretti all’Estero (IDE) con l’obiettivo di raggiungere una maggior presenza nelle aree geografi che dove l’impresa decide di investire. Sono strategie valide per settori ove sono importanti i fattori “firm specific”, cioè i fattori che le aziende posseggono indipendentemente dalla posizione geografica, ma che possono permettere un miglioramento del vantaggio competitivo se abbinate ai vantaggi localizzativi quali la forza lavoro a bassi costi, l’accesso a fonti di energia e la conoscenza diretta dei mercati locali. Gli IDE sono la forma di investimento che richiede il massimo coinvolgimento dell’impresa internazionalizzata.
L’azienda, tramite IDE, delocalizza le attività della catena del valore per agire direttamente nel mercato estero. L’investimento diretto all’estero è definito come quell’investimento internazionale effettuato da un soggetto residente in un Paese che ha l’obiettivo di stabilire un interesse durevole in un’impresa residente in un altro Paese. Con interesse durevole si intende l’esistenza di una relazione di lungo termine oltre all’esercizio di un’influenza sulla gestione dell’impresa. In relazione alla forma di internazionalizzazione che stiamo analizzando è d’obbligo distinguere tra investimento internazionale di portafoglio e investimento diretto.
La prima tipologia è definita come l’investimento effettuato per pure ragioni finanziarie, spesso a breve termine, che comprende sia i prestiti che gli investimenti in capitale di rischio.
La seconda è caratterizzata dal controllo nella gestione e dalla presenza di un interesse di lungo termine nella società acquisita. L’investimento diretto permette all’impresa di internazionalizzare le competenze manageriali, le competenze tecnico-produttive, quelle commerciali e finanziarie. Le filiali e consociate estere possono svolgere diverse attività, dall’assemblaggio di parti e componenti della produzione alla distribuzione e servizio post vendita nei mercati di destinazione.
Modalità e scelte strategiche
La strategia di internazionalizzazione può assumere diverse configurazioni alternative che permettono all’azienda di sviluppare il proprio vantaggio competitivo nei mercati internazionali. Le forme che l’azienda può assumere sono molteplici e una stessa azienda può scegliere formati distinti per le singole attività della catena del valore, per i diversi settori in cui opera, per i vari segmenti dello stesso settore, nonché per le varie aree geografi che in cui è impegnata.
I principali modelli con cui l’azienda può sviluppare l’approccio ai mercati internazionali sono: l’esportazione sia diretta che indiretta ove vengono mantenute nel mercato nazionale gran parte delle attività della catena del valore, impegnando nello sviluppo dei mercati esteri soprattutto le attività di vendita; le alleanze che permettono l’integrazione con il mercato estero decentrando alcune attività della catena del valore, ma suddividendo i rischi con partners; gli investimenti diretti esteri (IDE) con cui l’azienda decentra sia attività produttive che commerciali che di servizio tramite investimenti in Paesi esteri che permettono all’azienda un controllo diretto dell’attività. L’investimento diretto è definito come quell’investimento internazionale effettuato da un soggetto residente, che ha l’obiettivo di stabilire un interesse durevole in un’impresa con sede in un altro Paese, e sulla quale esercita un controllo gestionale oltre che di capitale. Gli IDE sono la forma di investimento che richiede il massimo coinvolgimento dell’impresa internazionalizzata e tramite i quali delocalizza le attività della catena del valore, per agire direttamente nel mercato estero. Gli investimenti diretti a fini produttivi o produzione internazionale consistono nell’insediamento estero di stabilimenti e impianti destinati alla trasformazione e/o all’assemblaggio di materiali e componenti, mentre a livello di analisi strategica rappresentano strategie competitive volte al perseguimento o allo sfruttamento di vantaggi di costo e di differenziazione, attraverso l’acquisizione di risorse e di mercati locali.
Gli obiettivi che le aziende perseguono tramite la produzione internazionale possono riguardare sia il miglioramento del servizio ai mercati locali, sia l’utilizzo di risorse locali, materie prime o manodopera, non disponibili nella nazione di origine o disponibili a prezzi superiori. Nel primo caso lo spostamento delle attività all’estero viene definita produzione orizzontale e consiste nella produzione di prodotti simili a quelli realizzati nella nazione di origine. Nel secondo caso la produzione viene definita verticale e consiste nella frammentazione della produzione a monte o a valle.
La produzione orizzontale
La modalità di produzione orizzontale permette all’impresa di realizzare all’estero un prodotto simile a quello realizzato in patria, duplicando il processo di produzione, con l’obiettivo di sostituirsi al commercio internazionale oppure di migliorare la propria posizione competitiva perfezionando il servizio per i clienti del nuovo mercato. I costi da valutare nell’investimento saranno da un lato i costi derivanti dalle contrattazioni con i governi locali, dalla valutazione del sistema fiscale, dall’organizzazione richiesta per la preparazione dell’impianto, che potranno essere ridotti considerando eventuali forme di collaborazione con aziende locali.
Dall’altro lato dobbiamo aggiungere i costi di produzione, sia variabili che fissi, che dipenderanno dalla dimensione dell’impianto rispetto alla possibile produzione piuttosto che dall’esistenza di economie di scala. La decisione di effettuare investimenti diretti per il miglioramento del servizio al cliente porta anche diversi risparmi, tra cui i risparmi dei costi di trasporto piuttosto che i risparmi dei costi tariffari, il miglioramento delle tempistiche di consegna e della risposta alle richieste del mercato. Esistono due tipologie di produzione orizzontale: la prima orientata al mercato e la seconda orizzontalmente integrata.
La produzione orizzontale orientata al mercato, dove gli IDE hanno obiettivi market seeking, è seguita da imprese che considerano gli investimenti diretti e le esportazioni come modalità alternative. Gli obiettivi dell’investimento estero consistono nella riduzione dei costi di accesso al mercato, quali i costi di trasporto o i costi doganali, oppure di accrescere la propria competitività nel mercato tramite la maggior capacità di rispondere alle esigenze e alle preferenze locali.
Concludendo, quando i costi di accesso tramite esportazione sono maggiori rispetto ai costi dovuti alla predisposizione di un impianto nel Paese in esame, allora l’investimento diretto si sostituirà alle esportazioni. Nella decisione influiranno anche valutazioni in merito alla dimensione del mercato. Infatti, quanto maggiore è la dimensione del mercato locale tanto minore è il costo fisso, dovuto alla predisposizione dell’impianto, da imputare al singolo prodotto.
La dimensione del mercato influisce anche nella visione strategica. Infatti, in un mercato di grandi dimensioni, esistono diversi produttori locali, per cui la competizione sarà elevata e la probabilità di successo sarà maggiore con la produzione locale. La seconda tipologia consiste nella produzione internazionale orizzontalmente integrata, seguita da imprese che puntano allo sfruttamento di economie di scopo ed economie di scala, e quindi gli investimenti saranno definiti efficiency seeking, dovuta all’esigenza di adattare i prodotti ai gusti o agli standard qualitativi presenti nei diversi mercati e che alcuni autori considerano appartenente alla tipologia market seeking. La giustificazione di investimenti diretti per la soddisfazione di gusti e standard qualitativi particolari richiede un’analisi approfondita del mercato, in merito alle sue dimensioni, che possano soddisfare la produzione totale dell’impianto.