Questa mini guida si occupa del tasso di disoccupazione e cercheremo di esporre in molto breve e intuitivo cos’è il tasso di disoccupazione e il modo in cui l’occupazione la disoccupazione ai lavoratori scoraggiati vanno ad influenzare l’andamento del tasso di disoccupazione.
Come sappiamo questo tasso questo indicatore è molto utilizzato sia dai media, sia dai politici per capire lo stato di salute di un’economia in quanto è molto viva la convinzione che avere un tasso di disoccupazione più basso è meglio che avere un tasso di disoccupazione più elevato.
Questo è quasi sempre vero ma non nel 100% dei casi e per capire il motivo bisogna introdurre alcuni concetti fondamentali.
Indice
Occupati, disoccupati e forza lavoro.
- Occupati: Persone che, dopo essere state intervistate dall’Istat hanno dichiarato di aver lavorato almeno un ora nel mese precedente
- Disoccupati: Persone che, dopo essere state intervistate dall’istat, hanno di chiarato di non aver mai lavorato nel mese precedente, seppure si siano impegnati attivamente a farlo.
- Forza lavoro: Somma di occupati e disoccupati, in altre parole numero delle persone in età lavorativa.
- Scoraggiati o inattivi: Persone non hanno mai lavorato nel mese precedente e non lo cercano neppure in quanto hanno perso la fiducia di poterlo trovare
Cos’è il tasso di disoccupazione
Una volta introdotti questi concetti si può dare una definizione del tasso di disoccupazione che equivale al rapporto tra disoccupati e forza lavoro.
Un dato importante da valutare è che il tasso di disoccupazione non include gli scoraggiati, sebbene anche loro siano persone che non stanno lavorando.
Il tasso di disoccupazione può crescere anche quando l’economia va bene e viceversa
A volte il tasso di disoccupazione può crescere anche quando cresce l’occupazione quindi può diminuire anche se l’occupazione si sta riducendo. Quello che a prima vista può sembrare un paradosso può essere spiegato una volta compreso il modo in cui gli istituti di statistica calcolano il tasso di disoccupazione.
Come spiegato nel paragrafo precedente i disoccupati sono persone in età lavorativa che hanno dichiarato di aver cercato attivamente lavoro quindi di essere disponibile a lavorare di aver cercato un lavoro ma di non averlo trovato.
Gli scoraggiati o inattivi invece sono persone in età lavorativa che non lavorano e hanno dichiarato di non aver cercato attivamente un’occupazione. Essi sono quindi formalmente nella stessa situazione dei disoccupati, però non rientrano tra i disoccupati. Si tratta probabilmente di individui che hanno perso la fiducia nella possibilità di trovare un lavoro e quindi non perdono neanche tempo a fare colloqui, andare ai centri d’impiego o alle agenzie per il lavoro.
Esempio
Si parte da un’economia in cui ci sono 97 occupati, 3 disoccupati e 10 scoraggiati.
Calcoliamo il tasso di disoccupazione e otteniamo quindi un tasso di disoccupazione del 3% (3/100)
Nell’anno successivo supponiamo che ci sia ripresa e quindi che l’occupazione cresca
Gli scoraggiati osservano che l’economia sta andando bene, che l’occupazione sta crescendo e quindi riprendono a cercare lavoro.
In questo modo abbiamo uno scenario di questo tipo: 100 occupati, 10 disoccupati e 0 scoraggiati. Ecco quindi che in questo caso il tasso di disoccupazione è del 9% (10/110).
Nonostante siamo in presenza di un tasso di disoccupazione triplicato, nel nostro esempio la salute del nostro sistema economico è migliorata.
Ecco spiegato come spesso si possa falsare il giudizio su come sta andando il mercato del lavoro per cui è quando ci informiamo sulle variazioni del tasso di disoccupazione, dovremmo valutare anche come stanno andando gli inattivi.
Perché esiste la disoccupazione
Questa è una domanda che in molti si saranno posti, soprattutto nel caso spiacevole in cui ci si trovi nella spiacevole situazione di dover cercare un lavoro.
Esiste una risposta molto semplice a questa domanda ovvero: la disoccupazione esiste perché la domanda di lavoro è inferiore all’offerta di lavoro.
In altre parole il numero dei posti di lavoro messi a disposizione da aziende, attività commerciali, Stato, associazioni ed organizzazioni, ecc. è inferiore al numero delle persone che si trovano in età lavorativa.
A questo punto ci si potrebbe chiedere: “Perché la domanda di lavoro è inferiore all’offerta?”. La risposta a questa domanda è invece molto complessa e si può tentare di rispondere solamente analizzando i vari tipi di disoccupazione possibile.
Tipi di disoccupazione
Disoccupazione Ciclica
Si tratta di una visione piuttosto tradizionale del sistema economica, di origine Keynesiana. Si verifica quando non c’è abbastanza domanda globale nell’economia per fornire lavoro a tutti coloro che vogliono lavorare. La domanda per molti servizi e beni crolla e con essa la produzione. Quindi le aziende, non potendo abbassare gli stipendi, sono costrette a licenziare.
Disoccupazione Strutturale
Si ha quando non c’è una corrispondenza tra le professionalità richieste dalle aziende e le capacità dei lavoratori. Si tratta di lavori altamente specializzati per cui le aziende non riescono a trovare figure idonee da poter inserire nel loro organico.
Disoccupazione stagionale
Alcuni tipi di lavoro possono essere svolti solo durante alcuni periodi dell’anno (es. bagnini, maestri di sci, alcuni tipi di lavoratori agricoli, ecc) per cui tale persone possono risultare disoccupate in alcuni periodi dell’anno e occupate in altri.
Disoccupazione frizionale
Le competenze richieste nel mercato del lavoro cambiano in continuazione e spesso i lavoratori non riescono ad adeguarsi altrettanto repentinamente.
Molti lavoratori sono ben disposti a mettersi in discussione in un altro ambito ma devono acquisire le conoscenze per farlo, magari investendo nella loro formazione.
In questo caso si parla di disoccupazione frizionale.
Come diminuire il tasso di disoccupazione
Molti provvedimenti economici sono volti a diminuire la disoccupazione, naturale o ciclica. Fanno parte di questo tutti quei provvedimenti volti ad aumentare il pil e quindi la domanda di lavoro.
Altri provvedimenti pubblici contribuiscono ad aumentare la disoccupazione frizionale; uno di questi sono i sussidi di disoccupazione. Altri esempi sono i corsi di formazione gratuiti e le politiche di reinserimento nel mercato del lavoro.