Le varie forme di internazionalizzazione che un’impresa può assumere

di | Marzo 12, 2022

Prima di avviare un processo di internazionalizzazione di un’impresa bisogna necessariamente porsi delle domande in ottica strategica. Si tratta di andare a pianificare il futuro in un contesto incerto dove internazionalizzare non significa esportare ma piuttosto investire stabilmente in un mercato estero. La capacità di crescita di un’impresa dipende, oltre che dalla sua organizzazione interna, anche dalla capacità di operare in mercati diversi rispetto a quello da dove proviene. E’ in quest’ottica che un numero sempre crescente di imprese italiane si sta affacciando verso mercati esteri. Questa scelta è frutto della consapevolezza di come la via dell’internazionalizzazione sia in grado di condurre l’imprenditore verso crescita, potenziamento della propria competitività sul mercato, aumentando i vantaggi rispetto ai rischi. L’internazionalizzazione, oggi, è un fattore di crescita e sviluppo importante per la competitività delle imprese nel medio lungo periodo. Molto spesso si pensa che internazionalizzare significa esportare, costituire un’azienda all’estero, avere un ufficio di rappresentanza, senza guardare agli obiettivi che si vogliono raggiungere. Quando si decide di operare in un mercato estero occorre considerare le dimensioni dell’azienda, gli obiettivi da raggiungere, il prodotto o servizio da commercializzare. Si tratta dei passi fondamentali di ogni processo di internazionalizzazione. Vedremo, in particolare, le principali modalità e strategie per sfruttare al meglio le opportunità offerte dai mercati esteri.

Le fasi del processo decisionale per la costituzione di una società all’estero

Quando si avvia un processo di internazionalizzazione di impresa, la costituzione di società all’estero deve essere contraddistinta da un processo decisionale che conta diverse fasi:

  1. Istituire un’entità giuridica separata per lo specifico svolgimento dell’oggetto sociale nel mercato estero di riferimento;

  2. Attribuire all’ente estero partecipato una precisa missione, vale a dire una funzione chiaramente individuata nell’ambito del gruppo. Tale funzione può essere la medesima del soggetto controllante o, in taluni casi, può rappresentare solo una parte del business svolto

  3. Creare un solido legame con il territorio, mediante la realizzazione di un complesso organizzato di uomini e mezzi idoneo al perseguimento degli obiettivi imprenditoriali assegnati;

  4. Affidare un patrimonio iniziale, il cui sviluppo ed investimento è destinato ad essere effettuato nel territorio dello Stato in cui la entità legale è costituita ed opera;

  5. Registrare un’entità giuridica, autonoma dal soggetto controllante, titolare di distinte posizioni giuridiche attive e passive, soprattutto nei rapporti con enti pubblici e soggetti privati operanti in loco

Conseguenze dell’internazionalizzazione delle strutture aziendali

L’internazionalizzazione delle strutture aziendali genera importanti conseguenze sia sul versante macroeconomico che su quello microeconomico. In particolare, per quanto attiene al profilo macroeconomico, sono rilevanti gli effetti sulla distribuzione del reddito tra i diversi Paesi. Per quanto concerne le dinamiche microeconomiche, invece, il focus è incentrato sulle strategie di disarticolazione della catena del valore, poste in essere dalle imprese nella ricerca di assetti più agili e flessibili, anche in un contesto multinazionale. L’essenza di un’impresa multinazionale si coglie nell’unità dell’organismo economico, cui si contrappone una pluralità di organizzazioni giuridiche mediante le quali tale organismo esercita l’attività economica. In altri termini, a fronte di un unico organismo direzionale, si collocano, per quanto concerne l’esercizio materiale dell’attività, diverse articolazioni operanti in più Paesi. Strutturata secondo una dimensione funzionale o organica, l’impresa multinazionale ha l’esigenza di attuare una profonda riorganizzazione della struttura societaria di gruppo al fine di allineare strategie aziendali, societarie e fiscali. Il crescente livello di integrazione economica, finanziaria e commerciale tra soggetti residenti in Paesi differenti contribuisce ad uniformare le diverse economie nazionali, generando un contesto economico mondiale in cui i fenomeni risultano interconnessi e i rapporti si sviluppano secondo logiche di reciprocità e interdipendenza. In un progetto di internazionalizzazione di una società, la variabile fiscale non può essere considerata secondaria sia al momento del primo insediamento all’estero sia nelle successive attività di monitoraggio. Questo, al fine di ottimizzare, nel rispetto delle diverse normative locali, il carico fiscale complessivo del gruppo e limitare i rischi fiscali derivanti dal processo di internazionalizzazione medesimo. Il tema della residenza fiscale, in particolare delle società estere controllanti o controllate da soggetti italiani, è di rilevante interesse nell’ambito della gestione del “tax risk” all’interno dell’impresa multinazionale. Negli ultimi anni, anche per effetto dell’inversione dell’onere probatorio a carico del contribuente in presenza delle condizioni previste per legge, si sta registrando un particolare interesse da parte degli organi verificatori per la corretta individuazione della residenza fiscale di entità legali estere facenti parte di gruppi d’imprese. Come indicato nella Circolare dell’Agenzia delle Entrate n. 25/E/2013, avente ad oggetto gli indirizzi operativi dell’attività di prevenzione e contrasto dell’evasione, è necessario prestare specifica attenzione ai comportamenti dei contribuenti finalizzati alla fraudolenta sottrazione al pagamento delle imposte, con particolare riguardo alle tecniche del fittizio e repentino trasferimento della sede dell’impresa all’estero. In particolare, la suddetta circolare, con riferimento alle attività di contrasto alla evasione internazionale, individua i fenomeni di illecito fiscale internazionale che consistono nella sottrazione all’imposizione dei redditi, realizzata mediante:

  • L’allocazione fittizia all’estero della residenza fiscale;

  • L’illecito trasferimento e/o la detenzione all’estero di attività produttive di reddito.

Navigazione

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *