Noi possiamo definire il sistema di produzione aziendale come quell’insieme di uomini, assetm attrezzature e organizzazione legato a un flusso di materiali o informazioni. Il sistema di produzione è quel meccanismo che permette di trasformare un determinato input “grezzo” in un output “finito” ponto per il mercato. In generale s’identificano quattro variabili fondamentali che identificano un sistema di produzione. Essi sono: i costi, i tempi di produzione, la qualità e la flessibilità. E’ chiaro che le innumerevoli combinazioni che queste variabili possono generare differenti sistemi di produzione. Una cosa è certa: il sistema di produzione corretto fa la differenza tra un business di successo e un business perdente.
La classificazione analitica
La diversa classificazione dei sistemi di produzione si basa su un grafico analitico suddiviso non in due assi, ma in tre assi cartesiani. Questi tre assi non rappresentano le quattro variabili citate e prima, ma una è in ogni caso strettamente legati. L’asse del mercato, l’asse tecnologico e l’asse gestionale. Sull’asse del mercato, troviamo l’identificazione dei modi di vendita: su commesse singole (specifiche per ogni cliente) o su commesse ripetitive; in questo caso si dice che si costruiscono prodotti già venduta produzione per il magazzino, in base alle previsioni di vendita (si costruiscono i prodotti, e la vendita avviene in un secondo momento); in questo caso si dice che si vendono prodotti già costruiti. Si sta parlando in questo caso, per l’appunto, di “previsione”.
Sull’asse tecnologico, si classifica secondo le metodologie di produzione del prodotto in:
Impianti di processo; dove la produzione riguarda profonde trasformazioni (l’esempio più classico è la produzione per processi chimici) infatti, non è possibile ritornare linearmente e semplicemente agli elementi iniziali partendo dal prodotto finale. Ci sono poi gli impianti di fabbricazione, in altre parole, dove il prodotto è materialmente composto. Gli impianti di fabbricazione si suddividono a loro volta in altri due impianti: gli impianti di produzione e gli impianti di assemblaggio. L’ultima variabile è rappresenta sull’ultimo asse: è l’asse gestionale. Qui si classificano le varie modalità in base alla realizzazione del volume da produrre. Si sta parlando quindi di produzioni unitarie (a singole unità di prodotto), produzione a lotti ( produzione secondo piccoli conglomerati di prodotto, con flusso discreto) e infine produzioni continue ( produzione costante a flusso stabile dei prodotti). E’ chiaro come alcune combinazioni tra le tre variabili non possono verificarsi: come quello della gestione secondo produzioni continue e la gestione degli ordini singoli.
La classificazione di Wortmann
Una classificazione molto usata e molto studiata nei corsi universitari è quella che prende il nome di Wortmann. Essa divide le metodologie di produzione secondo il rapporto e della “distanza” del prodotto tra la produzione in base alla supervisione e la produzione in base all’ordine dei clienti. Questa metodologia comunemente conosciuta come la custode decoupling point. Da questa metodologia di base sono individuati quattro tipi d’impianti differenti, con caratteristiche specifiche e poste una posizione ben precisa nel già citato rapporto cliente-fornitore.
M.T.S. (Make to stock – Produci per il magazzino), si tratta di una produzione standardizzata, lienare e “semplice” che corrisponde alle produzioni (per il magazzino) di prodotti dalla limitata difficoltà di realizzazione, sulla base delle previsioni di vendita. Sono in genere beni di valore unitario non troppo elevato e per i quali lo sbocco di mercato è ampio.
A.T.O. (Assembly to order – Assembla sulla base dell’ordine), assemblano quando l’ordine arriva al centro gestionale. La particolarità di questo metodo è che gli elementi sono già state realizzate e pronte in magazzino, vengono assemblate quando l’ordine arriva. Questo metodo prevede due modalità di gestione differente : la produzione su previsione di sottogruppi standard; la conseguente e possibile personalizzazione del prodotto finito in fase di assemblaggio finale in base a quanto richiesto dal cliente specifico. Il metodo “assembla sulla base dell’ordine” presenta delle produzioni ad elevata ampiezza di mix di combinazioni di prodotto finito, caratterizzati, però, dalla presenza di elemento base (le componenti di composizione) standard. Possiamo quindi dire che è un incrocio tra la produzione su previsione e quella su commessa;
M.T.O. (Make to order – Produci sull’ordine), in questo caso la produzione avviene solo dopo che è stato ricevuto l’ordine. Ciò non significa che le attività di progettazione/ingegnerizzazione possono essere programmate in anticipo rispetto al momento dell’acquisizione dell’ordine. La scelta se si o no rispetto a questa progettazione di produzione implementare dipende dal posizionamento sul mercato dell’organizzazione, ed è il risultato delle valutazioni che i vari soggetti all’interno dell’impresa fanno in fase di studio del mercato.
E.T.O. (Engineer to order – Progetta sulla base dell’ordine), fabbricano solo dopo che hanno ricevuto l’ordine e i prodotti di alta specificità, ciò significa che un’anticipazione della fase di ingegnerizzazione e progettazione non può essere eseguita; solo al momento dell’ordine sono attivate le operazioni di progettazione/ingegnerizzazione. Questa è la classica metodologia dei tipici elementi delle commesse singole, generalmente di elevato valore unitario. In termini più semplici “prodotti su misura”. È chiaro come in questo caso la progettazione entra a far parte integralmente del processo produttivo, e quindi i tempi di realizzazione possono essere anche molto estesi.