Aumenta il lavoro nero in Italia, e anche se i dati sono un po’ vecchi, (triennio 2012-2015), sono allarmanti. Una vera emergenza, con ben 3,3 milioni di lavoratori in nero censiti. Il lavoro sommerso continua ad aumentare in Italia, e il triennio in esame segna un +6,3%, con maggiore incidenza nel Meridione.
I numeri del lavoro nero
Chi lavora in casa ha il 60% delle probabilità di non avere un contratto, seguito dai lavoratori agricoli, con il 23,4%. Agli artisti non va meglio, con il 22,7%, e poi la ristorazione, dove i senza contratto sono il 17,7%. Anche il settore edile vede una forte incidenza del lavoro nero, con il 16,1%.
Per quanto riguarda i dati regionali, la Calabria è la regione con più lavoro sommerso, con il 9,9% della forza lavoro, e poi la Sicilia (8,1%). Altre maglie nere tutte al sud, con la Puglia al 7,6%, e la Sardegna e il Molise con il 7,0%.
A dare i numeri è la Fondazione Censis e Confcooperative. A spiegare il fenomeno, il presidente di Confcooperative, Maurizio Gardini: “Attraverso questo focus denunciamo ancora una volta e diciamo basta a chi ottiene vantaggio competitivo attraverso il taglio irregolare del costo del lavoro, che vuol dire diritti negati e lavoratori sfruttati”.
Tra le cause, secondo le associazioni, la crisi, che però da sola non giustifica il dato allarmante che non ha eguali in Europa. I lavoratori, con la crisi, sono costretti ad accettare condizioni illegali, ma i dati erano già allarmanti prima della crisi.
Il problema del lavoro nero in Italia è cronico, e chi ha provato a denunciare, ha ben compreso il muro contro il quale va a scontrarsi. Un piccolo miglioramento c’è stato con l’accentramento delle ispezioni, ma al tempo stesso si sono perse preziose risorse.
Gli ispettori sono cronicamente pochi, e non riescono a far fronte alle denunce. Una cattiva cultura del lavoro accompagna il fenomeno, sia tra i lavoratori che tra i datori di lavoro.
Ma non sono solo i diritti ad essere violati. Il lavoro nero produce una spirale di evasione fiscale e contributiva. “Le imprese che ricorrono al lavoro irregolare riducono il costo del lavoro di oltre il 50%” con gravi conseguenze per la concorrenza. Inoltre lasciano i lavoratori “privi delle coperture previdenziali, assistenziali e sanitarie per un’evasione tributaria e contributiva pari a 107,7 miliardi”. Queste le parola di Andrea Toma della Fondazione Censis.