L’Istat pubblica i dati sull’indicatore anticipatore, segnalando il Pil italiano a +1,4% per il 2018. Si tratta di una piccola contrazione rispetto alle precedenti previsioni a 1,5%.
Un rallentamento che non preoccupa, sia perché già in parte preventivato, sia perché il ministero dell’Economia non lo vede. Per il Def infatti, non ci sarà contrazione. Il Pil rimarrà sul 1,5%. Il Centro studi di Confindustria invece migliora le sue previsioni, confermando quelle del governo. Per l’associazione degli industriali, che aveva preventivato un +1,3%, il Pil arriverà al 1,5%.
Infine, la Commissione europea è la meno ottimista, lasciando la sua previsione al 1,3% per il 2018.
Pil italiano: i dati
A rallentare, secondo l’Istat, sarà il manifatturiero, mentre a tenere su i Pil ci penseranno e esportazioni.
Ma molto dipenderà anche dalle quotazioni dell’euro, che la BCE sta cercando di spegnere continuando ad immettere liquidità nel sistema. La coppia euro dollaro sta tenendo banco nei direttori delle banche centrali. È ancora fresco lo scambio di battute tra Draghi e il ministro del Tesoro americano Mnuchin. Il dollaro debole rafforza l’economia Usa, ma scontenta l’Europa.
In attesa di capire come si evolverà la situazione del mercato valutario, l’Istat vede una “forte espansione del commercio mondiale” e un “andamento positivo delle esportazioni Italiane”.
A preoccupare il mercato interno, sulla base degli andamenti economici, non condivisi da tutti, che vedono un aumento del risparmio italiano. Questo in concomitanza con un miglioramento del potere di acquisto delle famiglie.
Per questo la BCE continua nel suo tentativo di portare l’inflazione almeno al 2%, ma per il momento senza successo.
Un altro indice che preoccupa è la fiducia dei consumatori, ma anche delle imprese. Qui l’Istat segnala un rallentamento, anche se veniva da una forte crescita nel mese di dicembre, in concomitanza con le feste di Natale. Gli Italiani sono più fiduciosi, ma vedono qualche ombra sul futuro del paese. Una nazione dunque, ancora preoccupata, dopo la grande crisi che ha sfiduciato molti cittadini. Meglio le attese sulla produzione, ma non quelle sugli ordini.