Il 2017 sarà ricordato come l’anno migliore per il recupero su evasione fiscale e stato. Sono infatti 20,1 i miliardi di euro che lo stato è riuscito a recuperare nel contrasto contro chi evade il fisco. A rendere noti i risultati di un anno record è stato Ernesto Maria Ruffini, direttore generale dell’agenzia delle Entrate. Il 2017 segna un anno di svolta, con un’incremento del recupero del 5,8% rispetto all’anno precedente.
Ma certamente questo gettito andrà accompagnato con una riforma fiscale, di cui si parla ormai da troppo tempo, senza riuscire ad attuarla.
Evasione fiscale e flat tax
Queste saranno le elezioni della flat tax, che vogliono tutti i partiti, tranne il Pd, che parla di riforme meno radicali. Per Paolo Gentiloni bisogna ridurre le tasse, a partire da quelle sul lavoro, ma nel Pd non si parla di flat tax. La parola d’ordine è piuttosto “semplicità fiscale”, ma in un contesto di crescita economica.
La ripresa economica è partita, seppur in sordina, e oggi l’Italia segna con piacere i nuovi numeri del settore manifatturiero, mai così bene da sette anni. Oggi l’Italia della manifattura supera la Francia e segue la Germania.
Il fisco inoltre registra 6,5 miliardi dalla rottamazione delle cartelle, che sarà riproposta anche quest’anno. All’Agenzia delle Entrate sono andati 4 miliardi, a Inps e Inail 1,5 miliardi e mezzo miliardo ai comuni. La rottamazione è stata dunque un passo importante per il fisco italiano, e un quarto dei richiedenti ha pagato con rata unica, per la gioia del fisco. Gli altri hanno scelto le cinque rateizzazioni, e contribuiranno durante l’anno alle casse statali.
La nota dolente continua però ad arrivare dall’Iva, la più difficile da recuperare. Da quest’anno scatterà la fatturazione elettronica, che dovrebbe garantire un maggior controllo verso il fenomeno.
L’ultimo impegno, da parte del direttore Ruffini, è quello del rapporto fisco-contribuenti. «Dobbiamo fare pace con gran parte dei cittadini che percepiscono il sistema come troppo oppressivo». Queste le parole conclusive, che lasciano trapelare un’ammissione di “colpevolezza”, sia per quanto successo spesso con Equitalia negli anni scorsi, sia per il basso rapporto tasse pagate/servizi offerti, del nostro paese.