Il gas naturale è una fonte fossile di energia, composta prevalentemente da metano e piccole percentuali di altri gas, alcuni dei quali devono essere eliminati prima della commercializzazione. La sua misurazione può essere fatta in massa o in volume. La filiera del gas naturale è simile a quella del mercato dell’energia elettrica, dove c’è una parte di approvvigionamento, distinta in produzione o importazione (fase liberalizzata ma regolamentata). Seguono le fasi regolate di trasporto e stoccaggio e poi quelle liberalizzate della vendita all’ingrosso e al dettaglio.
L’evoluzione del mercato del gas
Il gas naturale è una fonte relativamente moderna cominciata a svilupparsi nella seconda metà del secolo scorso; ad oggi risulta essere la terza fonte più utilizzata dopo petrolio e carbone. Tra le ragioni di tale diffusione rientra sicuramente l’economicità dell’uso di tale fonte, dati i contenuti costi di trasporto e lo sviluppo di nuove tecnologie (ciclo combinato) che hanno abbattuto i costi fissi negli impianti termoelettrici. Altro aspetto legato alla diffusione è l’impatto ambientale che ha reso il gas naturale è una delle prime fonti alternative ad altre più inquinanti (carbone). L’evoluzione del mercato del gas vede 4 fasi differenti:
- Fase 1 (1950-1990): inizia il processo di diffusione del gas naturale, prevedendo i primi gasdotti costruiti in regime di monopolio nazionale per connettere direttamente la produzione al consumo. In questa fase vige l’assenza del mercato competitivo e le negoziazioni avvengono mediante contratti take or pay.
- Fase 2 (1990-2009): si sviluppo il GNL, creando un mercato globale che porta così alla liberalizzazione e privatizzazione di fasi del mercato.
- Fase 3 (2010-2016): il mercato del gas in parte si assesta a causa della crisi economica e dello sviluppo di nuove fonti come quelle rinnovabili. Si presentano tuttavia nuove possibilità come lo shale gas. Avviene la rinegoziazione dei contratti take or pay e si ricorre agli hub.
- Fase 4 (oggi): il mercato del GNL ha raggiunto livelli altissimi di sviluppo stimolando sempre più la competizione.
Nella prima fase si presentava un mercato rigido, in mano a pochi grandi operatori e con contratti molto vincolanti per gli acquirenti. A seguito con la liberalizzazione del mercato, seppur permangano tratti oligopolistici, la disponibilità di nuove tecnologie estrattive e di infrastrutture ha attivato una dinamica commerciale che pian piano sta rendendo la formazione del prezzo del gas sempre più condizionata da una pluralità di fattori.
I meccanismi di mercato
Il mercato del gas vede due grandi metodologie di compra-vendita: il Take or Pay e i contratti spot.
L’approvvigionamento Take or Pay è un tipo di accordo contrattuale di lungo periodo di approvvigionamento tra i paesi produttori e importatori di gas naturale. Si traduce in “prendi oppure paga”. Il trasporto del gas naturale si svolge principalmente tramite infrastrutture che implicano un notevole investimento iniziale di realizzazione. In caso di calo della domanda di gas da parte dei paesi importatori, il paese esportatore non riesce a vendere facilmente ad altri il volume di gas naturale invenduto. L’accordo Take or Pay obbliga il paese acquirente (importatore) a consumare (take) ogni anno almeno un determinato volume di gas e in caso di consumi annuali inferiori al previsto, il paese acquirente è comunque obbligato a pagare il volume di gas naturale concordato nel contratto.
I contratti spot, invece, hanno una durata limitata (annuale o inferiore) e i prezzi sottoscritti si basano sulla dinamica domanda-offerta; in un contesto globale in cui il gas è andato “rubando” fette di mercato sempre maggiori al petrolio e al carbone, trasformandosi da prodotto complementare a valida alternativa, anche in ragione del suo minore impatto sull’inquinamento in atmosfera. Tali contratti sono nati più di recente rispetto ai take or pay e occupano quindi uno spazio ancora ridotto nel mercato, anche se crescente, e si sottoscrivono negli Hub. Questi Hub sono punti di snodo tra due o più gasdotti di compagnie diverse, generalmente collocati alla frontiera tra due stati, dove nascono centri di contrattazione e compravendita del gas
che viene smistato tra i vari sistemi. Ci sono anche Hub virtuali, non associati a snodi fisici ma ad un sistema infrastrutturale nazionale o regionale.
Negli ultimi anni il mercato globale del gas è parecchio cambiato e la causa va cercata in diversi fattori. Primo fra tutti, lo sviluppo degli Hub: in queste “piazze” i prezzi, slegati dal petrolio, risultano più convenienti, soprattutto in questo momento storico di eccesso di offerta di gas, ed è sempre più frequente assistere a delle rinegoziazioni dei vecchi contratti take or pay. Sui prezzi, inoltre, pesano la diminuzione dei costi di trasporti del gas naturale liquefatto e la contrazione della domanda, legata ad una crisi dei consumi che va avanti dal 2008. Infine, la novità principale che ha scosso i mercati: lo sviluppo delle tecniche di estrazione che permettono lo sfruttamento “non convenzionale” dei giacimenti. Quantitativi sempre più rilevanti vengono infatti estratti dalle rocce argillose (shale gas), aumentando sensibilmente l’offerta di gas sul mercato: è successo e continua a succedere negli Stati Uniti, dove l’esplosione della produzione nazionale di gas ha portato a un drastico taglio della sua importazione e del suo costo. Gli americani, dunque, sono destinati a trasformarsi in esportatori netti, vista la grande disponibilità di risorse, sfruttando il GNL e trasportando via mare.