Se chiediamo a tutti gli italiani, cosa ne pensano del sistema fiscale, quasi tutti daranno un’opinione negativa e sosterranno la tesi che la pressione è eccessiva e le tasse sono troppe sia come numero, che come importo che si è costretti a pagare.
Abbiamo voluto fare questa indagine nel modo meno pregiudiziale possibile, non lasciandoci condizionare dai pregiudizi e dal sentore comune, cercando di capire se la tesi che in Italia si pagano troppe tasse è suffragata da dati reali.
Abbiamo scoperto che anche esiste uno studio della CGIA di Mestre nel 2019 dal quale è emerso che ogni italiano ha devoluto in media 8000€ in tasse varie e che il numero di queste è di circa 100.
Questo dato ci ha veramente sorpreso, in un certo senso la realtà ha superato l’immaginazione e per questo abbiamo voluto contarle.
In realtà è difficile dare un numero preciso in quanto alcune di esse possono essere considerate forse una tassa unica o più di una e perché lo scenario in continua evoluzione (molto più frequentemente di quanto si pensa vengono introdotte alcune ed eliminate altre). Tuttavia il dato della CGIA di Mestre è molto vicino al vero.
Di seguito troverete l’elenco diviso nelle seguenti categorie: tasse sulle imprese e associazioni, tasse sulle persone fisiche, tasse su auto e trasporti, tasse su casa e immobili, tasse sul consumo energetico, tasse relative a procedimenti ed atti legali e amministrativi, tasse sulle attifità finanziarie e di trading, altre imposte
Indice
Secondo il rapporto Paying Taxes 2020, rapporto finanziato dalla Banca Mondiale e da PWC (PricewaterhouseCoopers), in Italia nel 2019 sono andati il 59,1% dei profitti commerciali, un dato davvero sorprendente in negativo visto che ciò significa anche la pressione fiscale verso le imprese è aumentata del 6% rispetto all’anno precedente.
L’Italia si trova al 128° posto in questa speciale classifica, tra i 180 paesi presi in esame.
Questo studio ha anche posto l’accento sul fatto che, oltre ad essere elevata la pressione fiscale, ogni aziende spende in media 238 ore all’anno per gli adempimenti fiscali a causa della burocrazia e del numero stesso delle imposte.
Di seguito una esaustiva panoramica sulle tasse che devono pagare le imprese
Si tratta probabilmente di una delle imposte più diffuse e nello stesso tempo più conosciute in quanto i soggetti passivi sono tutti coloro che hanno una partita iva. E’ un imposta legata al fatturato (e non all’utile) ed è stata introdotta nel 1997 dal governo Prodi. Ha subito nel corso degli anni diverse modifiche per quanto riguarda il calcolo dell’imponibile e l’aliquota ed attualmente il gettito viene in larga parte devoluto alle regioni per finanziare il servizio sanitario nazionale.
Contrariamente all’Irap, l’Ires è invece un’imposta sul reddito della società che deve essere pagata in modo prevalente da società di capitali, enti e società residenti all’estero e non dalle società di persone e dalle ditte individuali. L’aliquota è stata abbassata nel 2017 ed attualmente è del 24%.
Le società di comodo sono società che non hanno una funzione operativa, ma quindi sono soggetti giuridici ideati esclusivamente per tutelare il patrimonio personale dei soci di società di capitali. Queste società sono soggette a una maggiorazione del 10,5% dell’Ires da versare
Quando le società anno un utile questo può essere distribuito fra i soci, oppure può essere lasciato all’interno della società. Nel caso si decida per la prima opzione i dividendi sono soggetti ad una tassazione la cui base imponibile ed aliquota varia da caso a caso.
Ciascuna azienda iscritta al registro delle imprese è ritenuta a versare ogni anno i diritti camerali alla camera di commercio. L’importo è fisso di 50€ per ditte individuali e varia in base al fatturato per tutti gli altri soggetti.
Sempre più aziende hanno la necessità, in seguito alla globalizzazione, di adeguare i bilanci agli standard internazionali (IAS). Tale adeguamento viene fatto dall’OIC (Organismo Italiano di Contabilità) dietro pagamento di una specifica imposta.
I beni dell’impresa ovvero le immobilizzazioni materiali e immateriali possono essere rivalutate a bilancio al fine di adeguarle in seguito al cambiamento del loro valore. La legge di bilancio del 2020 ha ridotto in modo significativo tale imposta passando dal 16 al 12 per cento per i ammortizzabili e dal 12 al 10 per cento per i beni non ammortizzabili.
Si tratta di un’imposta da pagare entro il 16 marzo di ogni anno per le aziende che sono tenute a tenere libri contabili.
Il regime forfettario agevolato è un particolare tipo di regime fiscale a cui possono accedere tutti i possessori di partita che fatturano meno di 65000 annui. Alcune aziende all’interno del regime forfettario possono godere di una speciale aliquota del 5% anziché del normale 15%
Il Conai è un consorzio privato a cui appartengono tutte le aziende produttrici ed utilizzatrici di imballaggi. Le aziende che appartengono al consorzio versano un contributo obbligatorio con il fine di mantenere il consorzio e poter portare avanti la raccolta differenziata.
Quando un’azienda vuole importare un prodotto dall’estero, deve pagare dei dazi all’Agenzia delle dogane variabili a seconda del valore della merce in parte e dal categoria merceologica del prodotto importato.
Le categorie che sono soggette ad una sovraimposta di confine sono: i prodotti alcolici, i fiammiferi, i sacchetti di plastica non biodegradabili, gli oli minerali, i petroli, i tabacchi.
Talvolta vanno pagati anche i cosiddetti diritti di magazzinaggio, qualora i prodotti restino fermi prima dello sdoganamento.
Chi esercita la libera professione, spesso è obbligato ad iscriversi agli albi professionali o a specifici percorsi formativi, valutativi e abilitativi, che prevedono il pagamento di una tassa di iscrizione.
I gestori di servizi aeroportuali devono comunicare all’INPS gli importi versati dalle singole compagnie aeree. Il corrispettivo da pagare è stato recentemente portato da 1€ a 2€ a passeggero.
Si tratta di una particolare imposta che devono versare le società e gli enti che esercitano attività assicurativa. Essi devono versare lo 0,45% delle riserve matematiche dei rami vita iscritte nel bilancio dell’esercizio.
Le tasse che abbiamo visto in precedenza sono “esclusiva” delle imprese che sono soggetti passivi di imposta. Ci sono però alcune tipologie che possono essere pagate da persone fisiche anche se il gettito principale deriva dalle persone giuridiche. Vediamo quali:
Sono tantissime anche le tasse che devono essere pagate dai privati cittadini: alcune di esse sono molto famose e conosciute, altre sono nascoste e in molti casi non si sa neanche di pagarle, altre ancora riguardano solo casi particolari e probabilmente non le vorremmo pagare mai.
In sintesi possono esistere due tipologie diverse: le tasse sul reddito e le tasse sui consumi.
L’Irpef è sicuramente la tassa più diffusa e nello stesso tempo odiata dagli italiani. E’ una tassa personale e deve essere pagata da tutti coloro che hanno un reddito. Attualmente sono previsti 5 scaglioni diversi in cui vengono catalogati i contribuenti in base al reddito. L’aliquota, a seconda dello scaglione in cui ci si trova, varia dal 23% al 43%.
Il calcolo dell’imponibile non è molto semplice in quanto vanno prima calcolati tutti i redditi della persona (lavoro dipendente o autonomo, affitti, partecipazioni in società e altri redditi) e da questo vanno sottratto le spese deducibili (fondo pensione, alcuni tipi di spese mediche, assegni di mantenimento a figli e/o coniuge, ecc)
Ad oggi, alle aliquote e agli scaglioni IRPEF, vanno sommate le addizionali comunali e regionali da versare agli enti locali, in base alla residenza. Le aliquote sono deliberate da ogni regione con un tetto massimo del 3,3% e da ogni comune con un tetto massimo dello 0,8%.
Si tratta di un’imposta indiretta che riguarda ogni bene e servizio scambiato in Italia. L’aliquota base è del 22%, ma ci sono delle aliquote ridotte nel caso di prodotti particolari ovvero:
L’iva deve essere messa all’interno di ogni fattura dalle aziende, ma è considerata una tassa sui consumi che quindi grava sulle persone fisiche.
Infatti le aziende acquistano le materie prime o i vari beni necessari per il loro processo produttivo pagando l’iva ma, successivamente, incassano l’iva dai loro clienti al momento della vendita dei loro prodotti che quindi viene recuperata.
Il consumatore si trova nell’ultimo anello della catena e quindi non rivende il prodotto ma, per definizione, lo consuma. Quindi si trova a dover pagare i prezzi con l’iva senza poter recuperare nulla.
La scuola in Italia è pubblica, ovvero lo stato garantisce a tutti il diritto all’istruzione gratuita per quanto riguarda la scuola dell’obbligo. Le famiglie possono però dare alle scuole un contributo volontario che può essere investito dal dirigente scolastico per migliorare le attività extra scolastiche, il materiale dei laboratori o per altre attività.
Diverso è il caso delle scuole superiori in cui invece le famiglie sono tenute a pagare:
Per quanto riguarda le università invece, è sempre prevista una tassa di iscrizione, chiaramente di un importo più alto rispetto alle scuole superiori, che spesso viene rateizzata. Inoltre esiste anche la tassa regionale per il diritto allo studio universitario, che va pagata all’inizio di ogni anno accademico il cui importo varia da regione a regione.
Si tratta di un’imposta che grava sul possesso di un apparecchio televisivo. L’importo è di 90 euro l’anno. Il pagamento avviene mediante addebito sulle fatture emesse dalle imprese elettriche in dieci rate mensili.
Quasi tutti i giochi e le lotterie che si svolgono nel territorio italiano sono tassati. Ad esempio:
Ogni volta che si effettua una prenotazione in un hotel, un b%b o una qualsiasi struttura ricettiva, l’ospite è tanuto a pagare la cosiddetta tassa di soggiorno procapite il cui importo varia:
L’imposta va pagata direttamente alla struttura al momento del checkout
Oltre all’iva, in alcuni prodotti vengono applicate delle aliquote aggiuntive che il consumatore paga direttamente nel prezzo finale ovvero:
In seguito all’approvazione in Parlamento, la Manovra fiscale 2020 è diventata legge ed è entrata in vigore dal primo gennaio. Per quanto riguarda il settore auto e trasporti, sono state introdotte nuove tasse ed altre hanno subito importanti cambiamenti.
Vediamo quindi la situazione attuale nel settore analizzando sia le tasse di possesso di auto e altre mezzi di trasporto, le tasse su assicurazioni e patenti e altro ancora.
ll bollo auto, spesso definito anche come è una tassa di possesso regionale, che deve essere pagata da tutti i possessori di un’autoveicolo registrato presso il PRA(Pubblico Registro Automobilistico). Il bollo ha una scadenza annuale, e deve essere èagato dal proprietario e non dal conducente abituale del veicolo, indipendentemente dal fatto che il veicolo circoli o meno.
L’importo dovuto dipende da:
L’automobilista può controllare l’importo da pagare consultando l’apposito strumento messo a disposizione dall’ACI o dall’Agenzia delle Entrate
Dall’anno 2011, l’aliquota dell’imposta RCA, pari al 12,5% può essere aumentata o diminuita in misura non superiore a 3,5 punti percentuali.
Inoltre tra le voci di dettaglio di una polizza auto o moto, è presente anche il Contributo Servizio Sanitario Nazionale (SSN), da obbligatoriamente allo Stato a copertura delle spese mediche per i feriti e le vittime della strada.
Un subemendamento della manovra citata in precedenza ha cambiato le clausule di salvaguardia sulle accise. Pertanto dal 2021 potrebbe essere in arrivo una nuova stangata per gli automobilisti. Per avere l’idea chiara sule accise attalmente in vigore si può consultare questo articolo.
L’Imposta Provinciale di Trascrizione, è una tassa obbligatoria che deve essere pagata su tutti i veicoli, immatricolati nel territorio Italiano. Deve essere pagata sia al momento dell’immatricolazione, che al momento del passaggio di proprietà.
L’Ente che riscuote la tassa è la Provincia.
A decorrere dall’anno 2012 è stato disposto che per le autovetture e per gli autoveicoli l’addizionale erariale della tassa automobilistica è fissata in euro 20 per ogni KW di potenza del veicolo superiore a 185 KW.
Esistono alcune imposte che gravano sugli immobili indipendentemente dalla loro destinazione d’uso. Quindi devono essere pagate sia dalle persone fisiche dhe dalla società. Un esempio che tutti gli italiani conoscono bene sono l’Imu e la Tasi, ma ne esistono molte altre. Facciamo chiarezza sull’argomento.
L’Imu, acronimo di Imposta Municipale Unica, chiamata anche Imposta municipale propria, è una tassa di natura patrimoniale, in cui il presupposto è il possesso dell’immobile. E’ stata introdotta per la prima volta dal Governo Berlusconi nel 2011 ed inizialmente doveva gradare su immobili diversi dalla prima casa. Successivamente è stata cambiata più volte e attualmente fa parte dal 2014 dell’Imposta Comunale Unica a cui appartengono anche la TARI e la TASI. Sono esentati dal pagamento dell’IMU i possessori della prima casa ad eccezione dei possessori di immobili di pregio.
La TASI, come citato in precedenza, è stata introdotta nel 2014 ed è incassata dai Comuni che, con i proventi, coprono le spese riguardanti i cosiddetti servizi indivisibili come pubblica illuminazione, manutenzione delle strade, delle aree verdi e dei giardini
La TASI deve essere applicata a tutti gli immobili (comprese le prime case) e deve essere pagata sia dai proprietari sia, in parte, dagli affittuari.
Questo tributo serve a finanziare i costi del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti. E’ dovuta da chiunque possieda o detenga a qualsiasi titolo locali o aree scoperte che producono i rifiuti medesimi.
La tassa viene pagata secondo aliquote variabili a seconda del fatto che sia un’utunza domestica o non domestica e a seconda dei metri quadri dell’immobile
Le tre imposte precedenti sono quelle principali e che influiscono maggiormente nel reddito. Esistono tuttavia molte altre che citiamo brevemente:
Sono molte anche le imposte che gravano sulle forniture di gas ed elettricità. Le più conosciute e diffuse sono: l’ddizionale regionale all’accisa sul gas naturale, l’Imposta sui gas incondensabili, l’imposta sul gas metano, l’imposta sull’energia elettrica
Queste sono invece le imposte che bisogna pagare per i procedimenti legali (processi) ed atti amministrative:
Infine elenchiamo di seguito le imposte che bisogna pagare per le attività finanziarie e di trading.
Negli ultimi anni, le piattaforme digitali hanno assunto un ruolo sempre più centrale nella nostra…
Negli ultimi anni, in Italia e nel mondo, la crisi del costo della vita è…
La rivoluzione della mobilità elettrica è già iniziata, e con essa si sta ridefinendo l’intero…
La transizione ecologica rappresenta una sfida cruciale per il futuro del nostro pianeta e per…
Avete mai sentito parlare di nomadismo digitale? E di realtà virtuale collaborativa? Ma cosa sono…
Il divario digitale, spesso indicato con la locuzione inglese digital divide, è una delle sfide…
Vedi Commenti