Il conto fondo è un genere di contratto molto particolare: unisce infatti alle funzioni tipiche di un normale conto corrente quelle del cosiddetto “conto titoli”. Quest’ultimo è costituito ad hoc dalla banca per poter investire la liquidità in eccesso del correntista secondo un mandato da lui rilasciato. Il cliente, quindi, autorizza la banca dove possiede un conto corrente ad investire automaticamente in titoli o altri strumenti finanziari una determinata parte dei propri risparmi qualora superi un saldo prestabilito.

Per fare ciò è necessario stabilire delle regole molto precise durante la stesura del contratto: viene decretato quale sia la soglia oltre la quale il denaro del correntista può essere investito automaticamente dall’istituto finanziario, quali strumenti finanziari possano essere acquistati e quali no, la scadenza dei titoli stessi, le modalità di rimborso e quelle di ripristino della giacenza tramite disinvestimento dei prodotti finanziari maturati.

La finalità del conto fondo, dunque, è di investire tutto il denaro in eccesso rispetto alle esigenze di spesa del correntista, senza dover ogni volta comunicare alla banca la volontà di acquistare o vendere titoli sul mercato finanziario. Il contratto ha dunque carattere generale e serve a tutti gli effetti a gestire il patrimonio tramite un servizio di investimento. Il risparmio amministrato da ciascun cliente che decide di accedere ad un conto fondo è, di fatto, gestito dall’istituto finanziario in virtù di questo mandato.

Esiste un margine di convenienza anche per la banca: il range di discrezionalità di investimento e scelta di titoli è abbastanza ampio, così come quello dei tempi di investimento, seppur in presenza dei vincoli decretati dal contratto con ciascun correntista.

Anche il cliente è sottoposto ad alcuni vincoli operativi, in particolare per quanto concerne le tempistiche, la frequenza e l’importo delle richieste di riscatto (ovvero di rimborso). Sebbene esista sempre la possibilità di farsi rimborsare i titoli in cui la banca ha deciso di investire, esistono alcune restrizioni alle richieste di liquidazione del denaro, che generalmente vengono suddivise sulla base di tre soglie: saldo minimo, medio e massimo.

Se il saldo disponibile si trova al di sopra di quello massimo, l’istituto finanziario può automaticamente investire la differenza tra il saldo disponibile e quello medio. Quest’ultimo rappresenta quindi la soglia al di sotto della quale il cliente non disporrebbe più della liquidità necessaria unicamente a sè stesso.

Se si dovesse verificare una perdita di liquidità al di sotto della soglia del saldo minimo, invece, è la banca a dover provvedere fino alla ricostituzione del saldo medio attraverso la vendita dei titoli acquistati. Questa vendita dovrebbe fruttare la differenza tra saldo medio e saldo disponibile.

Luca Bernardini

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