Finanza

Gasdotto Tap via al maxi prestito ma continuano le proteste

Il gasdotto Tap (Trans Adriatic Pipeline) avrà il maxi prestito della BEI, la Banca Europea degli Investimenti. Si tratta di 1,5 miliardi di euro che ieri pomeriggio sono stati liberati dalla banca dopo due anni e mezzo di attesa.

Sul piatto della bilancia il futuro energetico italiano, tra proteste, inchieste e forzature. Se il governo parla di opera indispensabile per l’indipendenza energetica italiana, gli ambientalisti, e non solo, parlano di opera inutile.

Gasdotto Tap: le indagini

Intanto si muovono le procure, a partire da quella di Milano, che indaga dal 2016. Sotto osservazione ci sono 2,3 milioni di euro di dubbia provenienza, passati in società offshore all’ex parlamentare Udc Luca Volontè.

Il governo, costretto a rinunciare al gas russo dalle sanzioni, cerca nuove vie di approvvigionamento del gas dall’Azerbaigian. I critici preferirebbero investire tutti quei soldi nelle rinnovabili. Poi c’è la questione politica, di un gasdotto che dovrebbe passare per la Turchia, un paese considerato autoritario.

Ma non ci sono solo le procure italiane sulla vicenda. Anche il Consiglio D’Europa e la Danske Bank indagano.

A non convincere i magistrati sono sospetti di corruzione, mentre a non convincere i critici è l’intero progetto. Il finanziamento della BEI è l’ultima goccia di una vicenda che parte da lontano, con la vicenda Xilella in Salento.

A guadagnarci saranno due governi non proprio democratici, come quello turco e azero, e pochi grandi finanzieri e petrolieri. Questo è il pensiero dei critici, che parlano di un’opera inutile anche nel rispetto ambientale. Perché serviranno quasi cinquanta anni per ammortizzare il progetto. Cinquantanni in cui la complessa situazione energetica mondiale cambierà velocemente.

Secondo molti gruppi critici infatti, il progetto ha costi altissimi, soprattutto in considerazione del modello energetico scelto. Un modello verso la via dell’esaurimento dei gas fossili. Un modello che in molti considerano ormai obsoleto.

Ma per l’Europa si tratta di politica energetica comune. Il primo gasdotto diretto dall’Azerbaigian ha però scatenato i sospetti di corruzione, gettando un’ombra anche sulla BEI, che sembra non tenere in considerazione le numerose inchieste aperte, ma soprattutto il cambiamento in atto nei modelli energetici dei vari paesi.

Luca Bernardini

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