Finanza

Spunta Donald Trump al Forum Davos 2018: le novità del 26 gennaio

Al Forum Davos 2018 è arrivato il momento di Donald Trump. Ha subito parlato con Netanhyau e la May, ma anche difeso l’economia degli Stati Uniti sotto la sua presidenza e dagli attacchi di ieri della Merkel. La cancelliera tedesca aveva ammonito il presidente USA da desideri proibizionisti. Oggi la replica nel discorso tenuto da Trump, che ha sottolineato la ripresa economica americana e i successi di Wall Street, con i suoi 7mila miliardi di nuove capitalizzazioni.

Il protezionismo USA

Una piccola apertura è stata fatta anche alla Merkel, sul protezionismo, comunque difeso a spada tratta. Se da una parte il presidente Trump ha dichiarato che “America first” non significa America da sola, dall’altra ha anche invitato gli altri leaders mondiali a imitarlo. “Invitiamo gli altri leader a proteggere gli interessi dei loro cittadini come lo facciamo noi”, avrebbe dichiarato il presidente appena arrivato a Davos.

Il Forum si preannuncia così complicato, ma anche estremamente interessante per gli analisti. L’accoglienza degli altri leaders europei verso la nuova politica americana sembra essere molto fredda, per il momento, e nemmeno la platea sembra aver gradito i temi di Trump, sul “commercio equo e giusto”.

Per l’amministrazione USA, il punto verte sugli scambi commerciali, da sempre un chiodo fisso per la presidenza. “Gli Stati Uniti non tollereranno più pratiche scorrette nel commercio internazionale”, in riferimento alla Germania e alla Cina, paesi verso i quali gli USA soffrono forti deficit commerciali. Altro nodo, la proprietà intellettuale di molte aziende statunitensi, che altri paesi sfrutterebbero in barba ai diritti delle multinazionali a stelle e strisce.

Trump vuole recuperare sul piano della produzione interna, per mantenere le sue promesse elettorali. E non basta la riforma fiscale, perché il presidente chiede anche di investire fortemente nel paese e nella sua ripresa economica. Al Forum Davos 2018, per il momento, Trump si è dimostrato meno battagliero che in patria, ma ancora inamovibile sui suoi punti fermi: protezionismo e immigrazione.

Luca Bernardini

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