Uno strumento utilizzato dalle banche per raccogliere risparmio (generalmente a breve termine) è rappresentato dal cosiddetto certificato di deposito (o CD), niente altro che un titolo di credito.

Il certificato di deposito ha un funzionamento assimilabile a quello di un qualunque BOT o di un buono fruttifero postale. Il cliente è libero di scegliere la cifra da investire tra i tagli messi a disposizione per il certificato di deposito e la loro data di scadenza che generalmente corrisponde a 3 o 6 mesi, ad un anno o anche di più. Una volta fatto questo, viene versato il capitale di partenza e in cambio si riceve il titolo rappresentativo del CD, che può essere sia di natura materiale come un vero e proprio cartaceo o invece del tutto dematerializzato: alla scadenza il cliente otterrà ovviamente tutto il capitale investito più gli interessi maturati. Il tasso d’interesse è generalmente calcolato in maniera similare a quanto avviene con i titoli di stato e anche le cadenze temporali ricalcano quelle dei buoni del tesoro.

Il certificato di deposito attraversa alternativamente periodi di maggiore successo tra la clientela e momenti di totale abbandono da parte dei risparmiatori, come accade anche ad altri servizi similari. Non esistendo un mercato specifico, con un certificato di deposito è impossibile smobilizzare il denaro prima dell’effettiva scadenza, e questo potrebbe essere uno dei principali motivi a scoraggiare i clienti di un istituto finanziario.

In seguito alla crisi economica e finanziaria, però, il CD è tornato nelle grazie degli investitori, così come tutti quei contratti che permettono di impiegare i propri risparmi a breve termine, generando minori incertezze.

A livello normativo, i certificati di deposito sono nettamente distinti tra quelli con scadenza a breve termine (in genere al di sotto dei 12 mesi) e CD con scadenza oltre l’anno.

I primi sono considerati titoli individuali non negoziati sul mercato monetario, ovvero prodotti bancari, e come tali sono soggetti al TUB e alle norme sulla trasparenza. Il loro maggiore vantaggio è rappresentato dal fatto che possono essere emessi dietro richiesta del cliente.

I certificati di deposito oltre l’anno, invece, sono veri e propri prodotti finanziari del mercato monetario e sono quindi regolati dal TUF, con tutte le norme MiFid ad esso connesse (informativa precontrattuale e prospetto di offerta su tutte). Questo tipo di CD deve necessarimente essere emesso in blocco. Da notare che la durata superiore ad un anno in genere coincide con un massimo di 60 mesi.

Luca Bernardini

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